Tutto comincia quasi sempre da una cena insieme ad amici. Probabilmente se lo fai da solo sei un temerario, ma in questa terra niente è impossibile. Sto parlando di “far festa”, “fare ciucca”, “uscire fuori”. Parlo di una delle arti meglio padroneggiate sia in maniera positiva che negativa dal popolo britannico. Per loro avere una “night out” è la parte finale della loro settimana che conclude e seda tutto lo stress accumulato, se di scuse vogliamo parlare.
Leeds è una delle città inglesi che meglio rappresenta l’arte del divertirsi di notte per diverse ragioni. Retaggio culturale, quantità di locali originali e una delle università più evolute e florenti del regno unito. Questi ingredienti hanno dato possibilità a persone che hanno vissuto la città come me a immedesimarsi a pieno nello stato mentale inglese (state of mind), di ridursi in poltiglie il cervello con la più potente droga legale in commercio. L’alcool.
Finisci di lavorare, vai a casa e mangi qualcosa. Ti prepari e poi ti ritrovi al pub con qualcuno per cominciare la serata. Il programma può essere vario, ma comincia sempre con qualche birra preliminare in attesa del gruppo intero, oppure se fosse una serata per pochi eletti, ancora meglio. Gente in giro ce n’è sempre. Bevi la prima birra e parli; bevi la seconda veloce e cominci subito la terza, perché il tuo amico ha già finito la sua e ne ha comprate altre due, e non puoi aspettare che si scaldi. E intanto il tuo tono di voce si alza di tono, se sei straniero la tua parlata ti appare più fluida e la palpebra comincia a socchiudersi creando uno sguardo sornione. E son solo le 20.
Si va molto in giro quando si esce in Inghilterra. L’unica accortezza è quella di capire da che parte guardare attraversando la strada. Il senso di marcia è opposto rispetto a quello europeo e nonostante tu sia ormai bravo a riconoscere il senso di marcia, sarai comunque poco sveglio da ricordartelo. Cambi i locali continuamente in cerca di qualcosa che può essere compreso tra: birra, cocktails, gente, donne, uomini, musica buona. Inoltre si è in gruppo e i primi locali sono sempre scartati perché a qualcuno non piace la musica, o c’è poca gente, ma ad un certo punto ti ritrovi comunque a fare i conti con la tua capacità di adattamento e alla fine ti andrà bene un po’ tutto. E continui a bere. Mangi anche se sei fortunato. Se è presto e il pub non è ancora pieno puoi mangiare qualcosa, ma non sarà quello che ti farà tornare in te stesso perché come in una qualsiasi storia di licantropi, ad una certa i lupi mannari escono fuori.
Esci dal locale e vedi dei tuoi simili. La confusione è esagerata, ma capisci che c’è molta gente in giro. Si avvicina la mezzanotte e si comincia ad imbastire un degenero generale solitamente accompagnato da urla per strada e branchi di persone che si incrociano e si scambiano pareri. Ora, non parliamo di gruppi letterari che condividono l’amore per Beckett o Shakspere, ma di individui che per un motivo o per l’altro si ritrovano a comunicare. “Ehi hai spinto il mio amico”, “Ragazzi, da dove venite?”, “Ragazzi avete dell’erba?”. Questi scambi in mezzo all strada son frequentissimi e non portano a niente se non due epiloghi. Salutarsi e andare ognuno per la propria strada oppure minacciarsi e darsi due spintoni. Il tutto finisce sempre con l’amico più ubriaco di tutti che seda tutti con qualche frase come: “siamo qui per divertirci”.
I buttafuori sono ad ogni porta di qualsiasi locale proprio per evitare questi episodi e loro son li vigili soprattutto a filtrare i minorenni che cercano di addentrarsi in un mondo a loro proibito. L’agonia di cercare la patente ad ogni locale è una delle azioni più fastidiose da compiere, soprattutto quando uno dei tuoi amici ha la faccia d’angelo ed è solitamente colui che dimentica i documenti a casa. Comunque lavoro del buttafuori all’ingresso è scrutarti e capire con uno sguardo se sarai tu quello che causerà la rissa (perchè tanto una rissa a sera in ogni locale c’è sempre. Bisogna solo capire da chi parte). Comunque bisogna sempre star calmi e non aprire la bocca più di quello che il cervello vorrebbe.
L’ennesimo cocktail porta ad ulteriore confusione, ma si è comunque vigili sull’ambiente esterno. Camminando per strada in inverno non ci si abitua mai a vedere quei ragazzi in maglietta, o con solamente la camicia, oppure le donne scosciate senza alcun indumento se non lo straccietto e i tacchi comprati per l’occasione. Sarà l’alcool, sarà la pellaccia dura che hanno questi idividui, ma si ostinano a girare la città nudi con temperature che toccano lo zero. Li guardi in faccia e sotto sotto lo sai che hanno freddo! Hai freddo tu con il piumino e 7 Gin Tonic in corpo, non vuoi che anche loro abbiano freddo? Ce l’hanno, ma non te lo fanno vedere.
L’aria nei locali è alle volte insopportabile. Piccoli pub claustrofobici con musica anni80-90-00 ed ogni anfratto colmo di gente di qualsiasi età che comincia a muoversi su di una patina di birra lasciata da ogni traboccamento dei bicchieri in mano agli avventori. Son pavimenti unti e scivolosi che per certi aspetti migliorano le performance di ballo. In realtà per la maggior parte delle persone, focomeliche secondariamente ad uno stato psicoattivo alterato, il pavimento non è nient’altro il luogo dove va a finire tutto quello che ti passa per mano e cade rovinosamente, a partire dalla giacca, passando per il cellulare, le chiavi di casa, il protafoglio,la patente o persino gli occhiali. E ringrazia che sei ubriaco, perché a nessuno verrebbe il coraggio di inginocchiarsi e addentrarsi in un mondo fatto di piedi scalzi, arrendevoli ai dolori da tacchi e fumigi di luppolo fermentato.
Socializzi tanto in Inghilterra, soprattutto da ubriaco e i discorsi che vengono fuori farebbero paura all’uomo della strada. Forse sparare cagate diventa sport nazionale il venerdì o sabato sera. Molto facile procacciare un partner per la serata, con alto rischio di prendere un taxi assieme e andare a consumare il tutto a casa di uno dei due (e sì, accade come in Trainspotting, che ti svegli la mattina e la mamma di lei ti prepara la colazione e il papà ti legge il giornale). Intanto continui a bere, e non hai la scusa dell’aver finito il contante perché nell’era del contact less i bartender dei locali strusciano carte di credito con velocità paurose. L’unica memoria di tutto quello sarà il conto che langue.
Le strade si riempiono, la gente si spoglia di vestiti e dignità, qualcuno sta anche male, ma soprattutto perde il controllo della propria vescica per strada, cercando qualsiasi anfrato per espletare bisogni minzionali in mondo visione. I luoghi amici ad un certo punto della serata diventano i fast food aperti fino a tardi, dove a fare da capofila alla categoria c’è nonno McDonal, aperto 24ore, con al sicurezza all’ingresso e la fila come se si dovesse entrare in discoteca. I ragazzi alla cassa urlano violentemente i numeri dell’ordine da consegnare e vengono passati di mano in mano tutti quei sacchetti di carta contenenti l’hamburger che probabilmente asciugherà i liquidi nemici nel tuo corpo. Scene raccapriccianti dalle qualsi si può prendere spunto per la regia di un qualsiasi film sugli zombi in cerca di cervello umano da mangiare.
E poi c’è chi va a casa perché sta male, chi perché è stanco e l’indomani lavorerà (con una scia di ubriachezza e ancora l’odore del fritto di mcdonald), o semplicemente perché qualcuno si è perso il gruppo e probabilmente si aggira solo per la movida in cerca di qualcuno che gli permetta di chiamare un uber e poter tornare al domicilio.
Quello è il momento più strano, quando tutto si svuota e rimangono i migliori. I tossicodipendenti in cerca di due spiccioli, i quali ti promettono cocaina o eroina a prezzi stracciati, e se l’accordo non va bene cercano almeno di scorccarti una sigaretta. E comunque dicono sempre buongiorno buonasera e qualcuno ti chiama anche Sir.
E poi ti ritrovi sul piazzale della stazione ad aspettare il tuo taxi che porterà a fine la tua serata e pensi: mi sono divertito? Sì. Però non ti senti completo. Senti che qualcosa ti manca e forse è perché ti stai riprendendo e forse vedere quella coppia seduta sulle scale, svaccata, in cerca di un riparo perché il loro taxi non arriva e fa freddo e son nudi, be quella scena ti fa capire che pure tu non sei potenzialmente uno spettacolo da vedere. Entri in quel taxi e senti lo sguardo del taxista che penserà che sei l’ennesimo ubriaco da portare a casa e che forse riesce anche a scucire qualche miglio extra se non ti accorgi della strada. Che poi è così. Esci la sera e ti senti un sub-umano, ma tanto fra sette giorni ricomincierà tutto. O forse no. Bo?