Sveglia presto per il gruppo. Ci attendono tanti kilometri e il tempo sembra molto, ma fugge. Una colazione da Re contraddistingue l’ospitalità del B&B che è stata fenomenale. Ultime riparazioni e si parte, rendendosi conto che il caldo, i kilometri e la fame non saranno l’unico problema del viaggio, ma il male al sedere. Tutti sono vittime di questo flagello che provano a “somatizzare” con posture indegne, ma il male si sente. Sarà il nostro compagno di viaggio nei prossimi giorni.
La giornata è splendida, il freddo non l’abbiamo patito e le forze non mancano. Ci attendono infiniti piani circondati di terreni coltivabili nel mezzo della pianura padana, nella quale l’unica ombra è data dai palazzi dei piccoli paesi che si attraversano nei quali abitualmente ci perdiamo, non per vastità di tali paesi, ma semplicemente perché si. Entra in questi aglomerati di case in tempi differenti in cerca della strada di uscita, ma non avendo un contatto visivo tra i primi e ultimi gruppi si gioca a guardia e ladri inseguendosi tra le vie. Il bello della diretta.
Le cose da fare sono poche. Pedalare, ma scoprirsi l’un l’altro è parte del viaggio. Un viaggio così lungo crea dei legami particolari e i tratti noiosi si occupano con socialità, che probabilmente è il motivo trainante di un viaggio del genere.
Passiamo Pavia che ci accoglie con una splendida giornata sul Ticino, attraversando il ponte coperto, di origine romana, ma evoluto nei tempi. Ora è un ponte a multi arcata con una copertura a faldone molto caratteristica che rende il paesaggio particolare e meno monotono delle infinite strade in pianura.
A Belgioiosa si affronta la prima “tappa tecnica” per rifocillarci, dove Carla, Marina e Fulvio, il nostro appoggio logistico, ci aspettano con un buon panino, salame e torta (e vino, ovvio). Purtroppo si riparte nonostante le palpebre di tutti si affloscino in cerca di riposo. Manca Tanto!
Uno dei motivi trainanti del NO al TAV è lo SPRECO. Un centimetro di TAV costa potenzialmente migliaia di euro, ma quello stesso centimetro di asfalto non ha lo stesso prezzo per il ripristino ed è proprio su questo che ci piace dimostrare le nostre ragioni per opporsi ad un’opera del genere: lungo il tragitto abbiamo trovato tantissime buche e falle nel manto stradale e in alcuni casi dei tentativi di rattopo andati a finire male. Inoltre non si può non menzionare lo sbarramento di un ponte che a detta della gente locale non ha alcun senso di chiusura se non quello di scarsa manuntenzione.
Dopo uno shakeramento di qualche kilometro sulle ondulate strade ci siamo rifocillati a Casalpusterlengo, prima dell’ultimo scatto verso Cremona, una città famosa per la sua liuteria e a sua arte. Il torrazzo di Cremona regna sulla piazza di fronte alla cattedrale e molto vicino alla nostra meta, il CSA Dordoni,dove i ragazzi ci hanno accolto come fratelli offrendoci ospitalità per la notte, ma soprattutto una lauta cena e un posto dove lavarci (specifichiamo che nelle foto ci vedrete fare la doccia usando la fontana, ma noi siamo selvaggi e alcuni di oi hanno rifiutato l’offerta preferendo il richiamo della natura).
I ragazzi del Dordoni ci hanno raccontato la storia del centro sociale, cominciata nel 94 come sede di Autonomia Operaia. L’occupazione giune l 99 successivamente a quattro occupazioni. Viene ancora ricordata l’occupazione della vecchia centrale del latte per la resistenza alle Forze dell’ ordine mediante barricate e la necessità di usare la forza per occupanti e poliziotti. Il nome dello spazio è in onoredi Gastone Dordoni, partigiano cremonese, militante che ha partecipato alla lotta di autonomia operaia e alle occupazioni degli spazi negli anni 90. Si spegne privandosi della vita dopo una grave malattia che lo recludeva su una sedia a rotelle. I ragazzi del centro sociale decisero di dedicare lo spazio al compagno, ricordato ancora oggi molto calorosamente.
Oggi il centro sociale è un avamposto politico, scambio culturale e aggregazione. Luogo di scambi sociali. Eventi colturali, mostre concerti. Una sala concerti, una sala bar centrale e la sala dei tappi un tempo enoteca, ma attualmente utilizzata per grandi eventi, chiamata in questo modo perché circondata da tappi di sughero attaccati sulle pareti rendendo lo spazio veramente particolare. Il sughero fa da cornice alle locandine che hanno accompagnato questi anni di militanza. Ringraziamo veraamente i compagni urlando un Sarà Düra
Forza ragazzi il segreto è… Non sedersi più. Grandi avventure, grandi pianure, grande fiume. Confidiamo in un buon cortese freschino.
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Infatti beviamo da in piedi! A sara düra
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